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 NEWS -  01/07/2013
A PRESTO...
[ ROMA ]

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  Rassegna Stampa  -  TEATRO.ORG
 
data di pubblicazione:  
13/10/2010
nome della produzione:  
PER CASO O PER AMORE
titolo articolo:  
PER CASO O PER AMORE
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Zara-Cocu è una ragazza cecena icona delle tante che vengono in Italia, alcune in cerca di pace per fuggire dalla guerra che ha devastato e devasta il loro paese, altre come la protagonista della storia, per sfuggire ad un passato che devono ma non vogliono dimenticare e che non possono affrontare pena la morte. Palmiro è un laureato in fisica che fa l’agente immobiliare. Vive nella palazzina della famiglia della sua attuale compagna, praticando il calcetto con gli amici come unico diversivo in una vita piatta e priva di stimoli. Da un incontro fortuito, una sera in un bar, le storie dei due personaggi si intrecciano fino a legarsi in un vincolo d’amore dando vita ad un quadretto di comicità e quotidianità divertente e surrealistico. Credono e sperano di riuscire a cambiare il mondo e si rivolgono alla famiglia di Palmiro con la speranza di ottenere i soldi per sognare una vita felice insieme. Ma non sempre le cose vanno come noi sogniamo e quindi i loro destini prendono strade diverse da quelle comunemente immaginate. Ma i sogni sono desideri e il sogno realtà diverrà cantava la protagonista di una nota favola della cultura occidentale e il finale ci riserva piacevoli sorprese e coraggiosi insegnamenti. La pièce è modulata sulle giuste note di una complessa partitura che evidenzia, con un allegro ma non troppo, la storia di Palmiro occidentale medio che trascorre una vita da mediano e che ama esplicare il senso profondo della sua esistenza con la teoria dei liquidi secondo la quale i liquidi assumono una forma nel momento in cui vengono chiusi in un contenitore, se non vengono racchiusi non avranno mai forma. Dall’altro canto la storia di Cocu misteriosa e toccante, le parole che rivolge a Palmiro nel momento in cui lo accusa/giustifica di non sapere la verità sulle vicende della guerra cecena sono uno spunto che il pubblico più attento dovrebbe cogliere e conservare per poi contestualizzarle ogni giorno quando accende la tivù e viene sommerso dalla cronaca dei telegiornali italiani. Forse i nostri nonni non sapevano e non hanno avuto modo ed occasione per conoscere ciò che accadeva nella lontana Germania degli anni ’30. Ma per noi nessuna giustificazione è più valida, nell’era della tecnologia chi non conosce è colui che non vuol conoscere. Emozionante l’interpretazione di Cristina Odasso che riesce a rendere nei gesti e nell’accento una bella ragazza cecena con timori e prospettive comuni alle trentenni che si trovano in un paese straniero e hanno paura di essere invisibili perché clandestine e quindi incapaci di conquistare il loro ruolo nella società. Marco Cavallaro dal suo conto lascia andare il suo corpo trovando nella postura la giusta corda di insofferenza e rassegnazione, sentimenti cardini nel suo personaggio, che ha paura di diventare invisibile nonostante abbia un posto definito all’interno della società. Luci, scenografie e musiche fanno da cornice ad una storia che cresce nella parole e nei gesti degli attori che la animano sul palco. Una bella commedia, il lieto fine le da questa dicitura, dai risvolti impegnati e riflessivi che vuole arrivare a svegliare gli animi di uomini e donne che conducono “ […] una vita fin troppo normale, con una grande capacità di adeguarsi e il rischio di diventare invisibili. [...]” La recensione di Samantha Biferale